Seminario informativo sul tessuto connettivo, il “nuovo organo diffuso”
Nell’ambito delle attività di ampliamento del piano dell’offerta formativa, si è tenuto presso l’Aula Multifunzione di Piazza dei Decemviri un seminario sul tessuto connettivo, riconosciuto ormai come “nuovo organo diffuso”, nell’ambito degli obiettivi da perseguire per un corretto stile di vita, suggeriti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Le classi coinvolte per questo incontro, organizzato dalla Prof.ssa Vilma Sabbatini, grazie alla disponibilità della Dottor Roberto Nese (Fisioterapista, Osteopata, specialista della TERAPIA MANUALE METODO BIENFAIT) sono state la 3C e 4C, indirizzo Grafica.
Il Dottor Nese ha preventivamente descritto il tessuto connettivo utilizzando la definizione "tradizionale": “il tessuto attraverso il quale arterie e nervi entrano e vasi linfatici lasciano gli organi. La sua fase acquosa è il mezzo attraverso cui sostanze nutritive e prodotti di rifiuti del metabolismo si diffondono nel loro transito tra il sangue e le cellule parenchimali degli organi e viceversa”.
Con innovative tecniche di microscopia endoscopica in vivo si è invece riconosciuto che Il tessuto connettivo (anche fascia fibrillare) è, in realtà molto di più della precedente definizione. E' un tessuto costitutivo, si trova nei muscoli, dentro e intorno ai tendini e vasi sanguigni, nei nervi circostanti, e nel periostio. Non solo unisce le diverse parti, ma è il telaio entro cui le parti si sviluppano. Una rete globale. mobile, adattabile, frattale e irregolare; essa costituisce l’architettura strutturale di base del corpo umano.
Nel corpo non esiste alcuna stratificazione di tessuto e non esistono strati separati. La materia vivente che costituisce l’architettura della forma umana è composta da cellule e fibre che formano microvolumi tridimensionali. Queste unità di base sono insieme poliedriche e irregolari e sono in continuità totale e sotto tensione. Non ci sono spazi vuoti nella materia vivente. I microvolumi tra le fibre sono riempiti sia con cellule, con il proprio citoscheletro, che con fluidi sotto pressione. La mobilità delle fibrille è consentita dalla loro capacità di distendersi e di dissociarsi. Le differenze qualitative delle fibrille possono essere spiegate dalla variazione del contenuto di acqua che può oscillare a causa di fattori come densità fibrillare e osmolarità
Il Dr Nese ha poi terminato la propria presentazione introducendo un nuovo concetto, la “biotensegrità” che può essere concepita come un modello innovativo con cui spiegare le osservazioni sul nuovo “organo” .
(articolo proposto dalla Professoressa Vilma Sabbatini)
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